Anconitana: la storia sportiva della squadra di Ancona
L’Unione Sportiva Anconitana nasce nell’anno 1905 e precisamente nel mese di marzo, e come era accaduto nel 1893 per il Genoa Cricket and Football furono gli inglesi a fondarla. Nello specifico si trattava di marinai che si divertivano a giocare tra loro sul molo e spesso sfidavano i locali.
L’era pioneristica dell’Anconitana
Tuttavia l’onore di aver creato il team vero e proprio è da attribuire ad un giovane di nome Pietro Recchi, che tornò dall’Inghilterra dove si era recato per lavoro con 11 magliette rosse che richiamavano i colori sociali del Liverpool.
Le prime partite con le nuove casacche avvennero sempre con i suddetti marinai inglesi, mentre la prima formazione dell’Anconitana che disputò dei tornei amatoriali fuori regione fu quella che incontrò a Perugia il Fortebraccio con gli umbri che si imposero per 2 a 0.
Soltanto nella stagione 1921/1922 l’Anconitana calcio debuttò nella serie A di allora, e ottenne subito dei risultati lusinghieri ed in particolare in quella del 1923/1924 stagione in cui sfiorò la possibilità di giocarsi il titolo di Campione d’Italia contro il Bologna.
Nell’anno 1932 l’Anconitana e la S.S. Emilio Bianchi si fusero e diedero vita all’Unione Sportiva Anconitana-Bianchi, e lo stesso accadde anche per la divisa nel cui rosso assoluto furono aggiunti degli inserti gialli ovvero i colori sociali della Società Sportiva Emilio Bianchi.
I primi successi dei dorici
A seguito della seconda guerra mondiale la squadra marchigiana si stabilizzò in serie B ottenendo però altri risultati di prestigio nel periodo antecedente, e tra questi vale la pena citare il 2 a 1 sul Milan e il 3 a 1 contro l’Aquila in occasione della coppa Italia centrale del 1939.
Nel 1956/1957 ad allenare i reds dell’Anconitana fu il mitico Carletto Parola ex giocatore del Juventus, e famoso per la sua rovesciata che ancora oggi è il simbolo leader delle figurine Panini Modena.
L’arrivo di questo prestigioso allenatore non servì però a far ritornare l’Ancona ai suoi antichi fasti; infatti, gli adriatici che nel frattempo erano ripartiti dalla quarta serie sfiorarono la promozione in serie C che fu raggiunta alcuni anni dopo.
Tuttavia il periodo che i tifosi dell’Anconitana calcio ricordano con piacere e tanta nostalgia è il 1982 quando appena promossa in C1 cambiò il nome assumendo quello attuale di Ancona Calcio.
La storica promozione in serie A
Dopo aver portato a termine quattro buoni campionati, nella stagione 87/88 i dorici raggiunsero finalmente di nuovo la serie B vincendo il girone A dell’allora C1.
Dopo aver ottenuto nell’ordine il 13°, il 5° e il 10° posto, nella serie cadetta, il 7 giugno del 1992 l’Ancona allenata da Vincenzo Guerini, pareggiando per 1 a 1 a Bologna (Turkylmaz B ed Ermini A) centrarono una storica promozione in serie A.
Il primo anno fu tuttavia abbastanza deludente e alla fine i dorici retrocessero di nuovo in B nonostante la grande vena realizzativa del “Condor” Massimo Agostini, e di alcuni giovani che si misero in luce tra cui Caccia, Sogliano e Nista.
La nuova Anconitana
Oggi l’Ancona con investimenti mirati sta cercando di ritornare ad alti livelli per ricominciare un nuovo ciclo e rinverdire i fasti indimenticabili della fine anni 80.
L’Anconitana così chiamata di nuovo come in origine, e dopo essere sparita definitivamente dal calcio gioca il campionato di Promozione ed è reduce dalla vittoria in quello di prima categoria.
Si tratta indubbiamente del più basso livello mai raggiunto dai dorici nella loro centenaria storia, ma tuttavia la nuova e sana cordata sembra disposta a fare degli investimenti sostanziosi per continuare la scalata fino al calcio che conta e ricalca magari le orme di Palermo, Fiorentina e Napoli tanto per citare alcune delle squadre più blasonate del nostro calcio che per lo stesso motivo (fallimento) hanno subito seppur in epoche diverse lo stesso destino.
A margine di questo post sulla storia dell’US Anconitana, se oggi si chiede ad un tifoso dorico cosa ricorda di più di quel periodo da sogno, tutti all’unisono e a giusta ragione diranno la finale di Coppa Italia 1993/1994 persa con la fortissima Sampdoria di Sven Goran Eriksson e dopo che avevano eliminato nell’ordine Giarre, Napoli, Avellino, Venezia e Torino.
Un altro indimenticabile ricordo dei tifosi dorici è tuttavia la celebre doppia rovesciata che vide coinvolti il duo Centofanti /Agostini che realizzarono il gol dell’esaltante 4-4 contro i rossoblù genoani in quel di Marassi.